martedì 22 settembre 2009



Da un attento studioso del fenomeno ecco l'esegesi del pensiero Generaliano, che peraltro emerge con forza dalle parole riguardo l'idea che ha di matrimonio.

L'uomo non è originariamente buono per poi essere corrotto dalla società. L'uomo è un coacervo di pulsioni e di sentimenti incontrollabili e la vita rischia di sfuggirgli di mano. È allora fondamentale catturare tutto il bene e il piacere che può venircene e vivere l'istante. Unico principio da rispettare: non nuocere agli altri. Unica regola valida: guardarsi dentro per capire cosa per noi è davvero importante. Senza falsi moralismi, senza sovrastrutture e senza false ipocrisie. Secondo me la prima fase del pensiero, il periodo del Generali giovane, ai più conosciuto come periodo fiorentino, risentiva un pò di una visione nichilistica ed anedonica, ora invece il suo apparato di pensiero è più equilibrato, tendente ad un incondizionato ricongiungimento con la sua terra. L'istituto del matrimonio sia in termini cattolici che religiosi non ha alcun senso stante la sua visione del mondo. Non ritenendosi cattolico esclude a priorio il rito liturgico..circa il rito civile rifiuta di sottoscrivere un contratto con condizione sospensiva, cioè che produce i suoi effetti solo quando il matrimonio si scioglie...in pratica, data la convivenza, razionalmente la domanda da porsi è: perché ci si deve sposare quando, se tutto va bene, rimane tutto così com'è mentre se, verosimilmente, andrà male 'o pigli 'arret??